L'ORIGINE DELLA PARROCCHIA DI SAN ZENONE

(da Passirano appunti di storia locale - Ottavio Falsina)

Don Turotti, che era stato curato di Passirano, ben conosceva la situazione del paese e si rendeva conto che era quanto mai necessaria una ristrutturazione radicale della parrocchia e suggerì di spostare la parrocchiale nella chiesa dell’ex convento di S. Rocco. Due anni dopo la sua nomina, e precisamente il 24 ottobre 1665, venne convocata la Vicinia passiranese su richiesta dei consoli Pietro Zambone e Giò Maria Venno, su ordine dei quattro sindaci Paolo Pitozzo, Antonio Bonardo, Pietro Bonardo e Simone Micanzi. Testimoni furono Geronimo Buffolo e Gio Maria Barucco, con notaio e relatore Pietro Ussoli.
I partecipanti a questa Vicinia furono quarantanove e con maggioranza di 32 contro 14 e tre astenuti decisero che: <<...saria opera degma et laudata per benefitio et maggior commodità di tutto il Popolo habitante nella Terra et Territorio di Passirano per molte cause et raggioni... per far acquisto del Conventino di Santo Rocco posto in detta Terra et supresso, qual ai tempi passati soleva essere di ragione delli R.di Padri dell’Ordine de’ Servi; at fine ed effetto d’ivi habitar il R.do Rettore, che di presente vive, et quelli ancora che per  tempora saran eletti et ivi esercitar la cura delle anime... et spetialmente per esser la chiesa suddetta di Santo Rocco in sito più comodo al Popolo, più ampia et capace che non è quella di Santo Zenone...>>.
Così con questa delibera, si pose la prima pietra per la rinascita di S. Rocco unificando in un’unica chiesa tutta l’attività religiosa di Passirano.
Tre anni più tardi una nuova assemblea riproponeva la questione annotando nuovamente come fosse più comodo per tutti poter usufruire di una sola chiesa posta a mezza strada fra i due centri abitati. Questa volta la vicinia fu più ampia e solenne e vi parteciparono forestieri ed originari; un totale di centonove capifamiglia riuniti nell’ex sala capitolare (il cosiddetto cimitero) della chiesa di S. Rocco, superando come numero i due terzi degli aventi diritto al voto.
II risultato fu ampiamente favorevole come risulta dagli atti <<...nella bussola rossa parte affermativa voti ottanta sei, et nella bussola bianca negativa voti dieci et otto, et solamente non sinceri (cioé astenuti n.d.r.) cinque >> (39 fogli 251-254). I fatti, fin qui lineari, cominciano ora a complicarsi presentando aspetti a prima vista contraddittori.
Cerchiamo di mettervi un ordine attenendoci ad una rigorosa cronologia.
Dopo la decisione del 1668 sembrava che il passaggio della parrocchiale in San Rocco fosse cosa fatta; ma il 19 marzo 1669 gli abitanti di Passirano mattina si riunirono in vicinia separata con il proprio console e i due sindaci, e con ventisei voti a due rivendicarono i diritti della propria chiesa minacciando, in pratica, di secessione e portando le richieste davanti al vescovo cui spettava in ultima istanza la decisione.
In conseguenza di questo <<ripensamento>> ii Vicario generale della diocesi Carlo Luzzago, il primo di aprile, impose a don Turutti di assumere un coadiutore per la chiesa di San Pietro, Don Turotti non si piegò, sicuro dell’appoggio della maggioranza, e i1 9 aprile respinse i vantati diritti di S. Pietro affermando categoricamente di essere disposto ad officiare solo là dove vigeva la consuetudine e dove i più mostravano di gradire.
A questo punto i fedeli di S. Pietro rispolverarono gli impegni che don Vezzoli aveva riconosciuto e si era assunte senza mantenerli nel 1660, e chiesero al vescovo di farli osservare al riottoso parroco. Ne segui una serie di accuse e controaccuse, provvedimenti, ricorsi, tentativi di riconciliazione e ii 24 luglio il Vicario Generale autorizzò i fedeli di S. Pietro a sequestrare i benefici della  parrocchia privandone il parroco.  Don Turotti impugnò la sentenza e ne chiese la sospensione offrendo 20 scudi come garanzia.